domenica 14 dicembre 2008

...gente della Terra

Era il 1999. Fu l’anno in cui 4 autori visionari pubblicarono su internet il Cluetrain Manifesto (qui tradotto in italiano dal Luisa Carrada).

“I mercati sono conversazioni”, ammoniva la prima tesi a significare che, nell’era della web-comunicazione, sono le persone che contano, sono i singoli che dettano le regole del mercato.

Le aziende, se volevano continuare a fare business, erano ammonite: l’unica possibilità di relazione era quella di conversare con gli esseri umani, non con i segmenti demografici tipici delle analisi del marketing tradizionale.

La logica conseguenza era la necessità di rivolgersi a loro con il loro linguaggio, non necessariamente con grandi budget ma, assolutamente, con grandi idee (anche dei piccoli).

Da allora, un po’ di tempo è passato e i fatti, in parte, gli hanno dato ragione.

Alcuni manager hanno avuto il coraggio di innovare mentre altri, forse la maggioranza, sono rimasti affezionati a modelli più “tradizionali”.

In entrambi i casi, come sempre, ci sono stati professionisti capaci e lungimiranti e altri meno abili e più superficiali.

In questi giorni è uscita quella che considero la “versione italiana aggiornata” del Cluetrain Manifesto. Sono le “91 discutibili tesi per un marketing diverso” pubblicate dal bravo Gianluca Diegoli autore, tra l’altro, di un blog ben fatto e molto seguito, [mini]marketing.

Lo stile è quello tipico dell’autore: minimale ma incisivo. Come egli stesso premette, non è l’ennesimo manuale di business ma un generatore di dubbi sul marketing e la comunicazione aziendale ai tempi della conversazione globale. Un testo, tra l’altro, che “nasce dal basso” perché in qualche modo è anche frutto delle riflessioni nate nei quattro anni di vita del suo blog.

Leggo sempre con interesse e curiosità quanto proposto da Gianluca.

Però il suo generatore di dubbi mi sembra un po’ contraddittorio. L’impressione, infatti, è quella che le ultime 90 tesi servano solo per confermare la fondata certezza della prima:

il marketing è morto in quanto sono esaurite le due condizioni che lo

nutrivano: primo, che le persone non potessero parlare facilmente

e direttamente tra loro, secondo, che il canale di trasmissione fosse concentrato, semplice e direttamente controllabile.

Non sono d’accordo con una visione così drastica. Anzi, proprio per queste due mutate condizioni il marketing è attività aziendale sempre più importante e necessaria.

Il fatto che i singoli individui possano comunicare facilmente e direttamente tra loro, congiuntamente alla perdita di concentrazione del canale di comunicazione non è, di per sé, garanzia di qualità e obiettività dell’informazione.

Certo è evidente che le mutate condizioni sociali e tecnologiche impongono di adeguare usi e consuetudini pigramente utilizzati. Ma questa regola valeva ben prima della “invenzione” del Marketing.

Infine, a dimostrazione di quanto sopra, perfino lo stesso Gianluca Diegoli ha creato, presentato e diffuso il suo libro secondo i più recenti dettami della comunicazione “markettara” (che, del resto, ben conosce).

Si tratta comunque di una lettura interessante e ricca di spunti.

Buona riflessione a tutti….


2 commenti:

[m]m ha detto...

ciao, grazie della recensione.
la morte del marketing è intesa come la morte del marketing 'tradizionale' naturalmente, che per molti è pero' ancora l'unico significato della parola, per questo volevo un'espressione forte, iniziale.
Per quanto riguarda la modalità di lancio, in che senso markettara? :)
a parte l'annuncio sul blog e apogeo, non mi pare di aver comprato pubblicità :)
ciao e grazie,
gluca

Andy ha detto...

È vero: condivido che, per molti (troppi!) operatori, il marketing conserva ancora una accezione eccessivamente “tradizionale” e quindi comprendo la volontà di usare un termine “forte”. Sono certo che le 91 tesi scuoteranno più di una coscienza.
“Markettara” è inteso in senso positivo e moderno, cioè come contrario di quelle procedure che stigmatizzi: come modalità di lancio non hai acquistato pubblicità ma hai attuato quella captatio benevolentiæ che coinvolge il “consumatore” nel pieno rispetto della sua autonomia.

Credo comunque che il vero pregio della tua opera sia nel fatto che avevi realmente qualcosa da dire e lo hai fatto unendo competenza ed esperienza. Dovrebbero essere questi valori alla base di ogni operazione di marketing….
Grazie e buon lavoro.